Biografia
Ai Mitrione l'America affascina eccome. Avvocati a New York, campioni nel Minnesota, agenti federali a Washington da quasi un secolo. Un nome legato pure al Filegate di un'allora amministrazione Clinton, una tradizione che sembra non avere confini, un pionIerismo che sbarca oggi anche nell'Arte e nel Design. - Perchè anche a lui, il nuovo Mitrione, fondatore tra le altre cose di una rivista di moda a New York (E Trends Magazine), il pensiero liberale piace, la velocità di interagire, di cambiare, di trasformarsi della società americana rispetto a quella europea gli è congeniale. - I primi esordi d'oltreoceano risalgono al 1995, quando un suo lavoro diventerà il simbolo della lotta internazionale contro le malattie virali patrocinata dall'americana CDC (Centers of Disease Control and Prevention), o di quegli scatti ad un'allora presidente Clinton con in braccio una bambina fatti così da vicino alla base Nato di Aviano. - E proprio quel rapporto privilegiato con la base sarà per Stefano Mitrione l'anticamera per gli States - quì incontrerà un concetto della vita affine alle sue aspettative, e una pragmatica amicizia con l'effervescente attore di teatro Melvin Zuercher, che lo aiuterà a comprendere sogni e conflitti di una società tanto idealizzata e complessa come quella americana. - Arriviamo così al 1999 quando Zuercher ritornerà alla terra di origine, si sposerà ed avrà due figli, poi il divorzio, ed infine di lui non si saprà più nulla. - Le feste all'interno della base, le amicizie e la nipotina adottiva Fatima, figlia dei Marshall, andranno via via sfumando, non lasciando alcuna traccia di quel passaggio che gli segnò profondamente il modo di fare e di pensare.
Il periodo "infelice" di Mitrione
Tutto divenne improvvisamente stretto e soffocante per Mitrione. l'America nel mirino dell'Islam si avviava ad un'altra imminente recessione, mentre a Milano incontrava già galleristi, artisti e gente comune - si apriva così un fervido periodo espositivo di personali e collettive, installazioni e performance, fino a quel tragico incidente stradale avvenuto in autostrada nei pressi di Bergamo, alle 11 di sera, dopo un'inaugurazione alla galleria di Tina Parotti. Di quel periodo ancora tanti sogni infranti, i vernissage, l'incontro con la rock-star berlinese Hanin Elias, il gruppo elettro-rock Port-royal, la gallerista Anna Canali e Tina Parotti, gli articoli sulle riviste di tendenza, ma anche lo shock dello schianto in autostrada, la paura quindi di viaggiare anche in auto oltre che in aereo. Io stessa, da otto anni al suo fianco, lo spronavo assiduamente alla ricerca di una sua nuova dimensione, di un suo spazio speciale. Qualsiasi cosa, anche l'America con tutte le sue contraddizioni al seguito - la nostalgia degli anni spensierati trascorsi con gli amici d'oltreoceano diventava sempre più radicata, il pensiero liberale lo permeava, e New York con i suoi diecimila artisti e le migliaia di gallerie d'Arte lo attraevano in maniera incessante, al limite dell'ossessione. - E dopo alcuni tentativi falliti ci fù il concorso, quello fortunato, e il primo invito da parte di una celebre galleria newyorchese, la Limner (fondata nel 1987 a Manhattan), ad esporre in una mostra intitolata Fantastic Visions - era il Settembre del 2004, l'anno dell'ingresso negli USA dalla porta principale di un nuovo, nuovissimo Mitrione. Ci fù pure un ampio articolo sull' anticonformista (e anticostituzionale) Direct Art Magazine e a seguire altre mostre come Strange Figurations nel Settembre successivo ed altre recensioni sul Direct Art, le performance al Greenwich parking e ben due Direct Art Award consecutivi. Non mancarono neppure gli inviti da parte di fondazioni come il Bronx Museum of the Arts e lo Sculputure Center di Long Island, i primi collezionisti come Julian Fifer, Tim Slowinski - insomma questa è ancora l'America delle possibilità, l'America dei sogni divenuti realtà. Oggi Stefano Mitrione è accettato come uno di loro, un creativo quasi americano - le conversazioni telefoniche con il suo gallerista sono sempre più frequenti, si parla di politica, di valori sociali, ma anche di fatti molto personali come la famiglia, l'incompatibilità verso una società consumistica ai limiti. - Perchè alla Limner c'è di fatto un altra America, non quella dei Bush, di Obama o di Hollywood - non quella della globalizzazione o dei McDonald, ma un'America lacerata e divisa dalla recessione e dall'odio, dall'estrema ricchezza e dall'estrema povertà, da ideali più o meno falsi e ideali più o meno veri, l'ambiguità dei valori e la vacuità degli status contemporanei in genere. - Ma a quale America mirava Mitrione?. Oggi l'ha raggiunta ed in cima ad un parcheggio multi-piano di Greenwich Street a Manhattan campeggia la sua ultima performance digitale che richiama la bandiera multicolore della pace.
Fonte: http://americanissimi.blogspot.it/ / http://www.intopic.it/articolo/257432/
Fonte: http://americanissimi.blogspot.it/ / http://www.intopic.it/articolo/257432/
Biennale di Venezia 2011 (Italian language only)
Tra gli Eventi collaterali della Biennale di Venezia la mostra Genoma Contemporary, curata da Oriana Carrer, si presenta come un organismo metamorfico, che supera i confini geografici delle diverse proposte artistiche; mettendo inoltre in gioco una stretta relazione tra il livello di realtà materiale dell’opera d’arte e quello della sua immaterialità ideale, che il pubblico è chiamato ad esperire. Nella suggestiva cornice post-industriale del ex complesso Dreher trova provvisoria e condivisa dimora un ristretto gruppo di artisti contemporanei, che lavorano in maniera molto diversa fra loro: l’unico elemento che li accomuna sembra essere proprio tale principio di differenziazione. Da qui la definizione di Genoma Contemporary, dall’idea che nel patrimonio genetico singolare di ogni essere umano si rispecchi la molteplicità irriducibile del mondo: una sorta di complessa struttura molecolare che l’arte contemporanea, nella sua totale libertà d’espressione, rappresenta. Il Genoma è il corredo cromosomico contenuto in ogni singola cellula: l’esposizione di questo gruppo di artisti nell’ex padiglione del Galles è quindi metaforicamente una cellula dell’arte contemporanea che contiene i geni diversi che la compongono. L’idea è quindi quella di presentare un genoma contemporaneo in divenire: non c’è un principio formale che sovrintende il tutto dall’esterno, così il fumettismo ingigantito da street artist di Arkiv Vilmansa convive con la figurazione radicale, satirica e dettagliata della decadente società americana nelle grandi tele di Tim Slowinski; la superficie tattile dell’architetto argentino Jacques Bedel con la gestualità di Marianne Pollock; le sculture stratificate nei fogli di cartone di Juergen Stolte con l’aereo candore della Nike in volo di Makoto Kobayashi, per citare solo alcuni dei forti contrasti di linguaggio ed espressione che si trovano in mostra. Il principio stesso con cui sono stati selezionati gli artisti si potrebbe definire ‘genomatico’, per coniare una definizione metodologica a partire dalla mostra stessa, poiché l’evento vuole essenzialmente essere questo: l’affermazione di un nuovo metodo di ricerca e interazione, per trovare delle coordinate e muoversi all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Gli artisti, infatti, sono stati scelti attraverso facebook, per tale ragione la mostra viene definita come un processo “virtuale reale geolocalizzato”, in cui la localizzazione geografica corrisponde inevitabilmente a quella virtuale. La virtualità diventa il principio attivo della Geomatic Art, sintesi di Geografia-Informatica-Arte, un ulteriore processo creativo che si sviluppa all’interno del Genoma contemporaneo e di cui è protagonista Stefano Mitrione. Lo statuto della Geomatic Art, nata a Venezia il 3 settembre 2011, su ideazione di Emilio Paolo Canavese, presidente della Virtual Geo Srl, che si occupa dell’applicazione di tecnologie avanzate al servizio dei beni culturali e ambientali, e dell’artista Stefano Mitrione, testimoniata dagli artisti presenti in mostra, ha come suo fine la promozione e la valorizzazione dell’arte del passato nel cuore del presente e in rapporto all’ambiente: il mezzo per raggiungerlo è quello dell’utilizzo di tecnologie digitali. Si legge nel Paragrafo 6 dello Statuto che: “Geomatic Art fonda le sue origini e la sua esclusività ideativa nella volontà di perpetuare nel tempo un collegamento storico-ideativo tra epoche distanti tra loro, e tra Artisti di diversa estrazione socio-culturale. Inoltre Geomatic Art non limita le potenzialità espressive in una conclusione temporale dell’opera stessa, la quale si presuppone mai terminata affinché ulteriori elaborazioni artistiche vengano applicate alla medesima sia in epoche diverse, e sia da Artisti di diversa estrazione socio-culturale”.L’opera di Stefano Mitrione Virtualgeo: op029sm11 è realizzata seguendo i principi della Geomatic Art, ‘opera-manifesto’ la si potrebbe definire. Il primo momento è quello del recupero, e la relazione col passato passa immediatamente il testimone ai mezzi del presente: attraverso uno scanner 3d viene completamente mappata e virtualmente riprodotta una scultura ottocentesca. Un’opera romantica, due figure classiche, scolpite in stile canoviano, avvolte in un mitico abbraccio. Il momento seguente è quello dell’ambientazione: i due si muovo su un’altalena nel vuoto del cielo, sullo fondo di un paesaggio e con il supporto di occhiali 3D li vediamo sporgere dal video e venire verso di noi. L’autore racconta di come quest’immagine sia per lui una riflessione sui temi che da sempre sono quelli indagati dalla ricerca artistica: l’amore, la morte e il tempo, essi sono il suo patrimonio genetico universale, che rimane sempre lo stesso, pure nelle diverse combinazioni cromosomiche che la storia dell’arte e della cultura ha generato, e continua ad offrirci. Il digitale è un arricchimento di mezzi espressivi: da un lato l’autore gioca sugli opposti effetti di rallentamento delle figure in primo piano (il passato congelato) e di velocizzazione dell’immagine sullo sfondo, in particolare negli effetti del cielo, delle nubi di passaggio e delle figurine nel parco (il presente in perpetua trasformazione); dall’altro cerca delle contaminazioni che il video rende possibili: tra l’immagine creata dall’artista e i commenti del pubblico che si sentono in sottofondo. Il processo d’interazione che si pone come scopo ultimo della Genomatic Art è, infine, reso possibile dall’uso di un ulteriore passaggio tecnologico: con il programma easy cube lo spettatore è chiamato a rielaborare la statua virtualmente riprodotta, ruotarla, entrare nel reticolo della mappatura tridimensionale riprodotta dallo scanner, modificarne punto di vista e colore, spedirla infine al proprio indirizzo virtuale di posta elettronica.Il processo ‘genomatico’ si compie e chi arriva soltanto per osservare diventa virtualmente uno fra gli infiniti cromosomi che compongono il sistema dell’arte contemporanea.
Milena Cordioli, ArtKernel Magazine
Tra gli Eventi collaterali della Biennale di Venezia la mostra Genoma Contemporary, curata da Oriana Carrer, si presenta come un organismo metamorfico, che supera i confini geografici delle diverse proposte artistiche; mettendo inoltre in gioco una stretta relazione tra il livello di realtà materiale dell’opera d’arte e quello della sua immaterialità ideale, che il pubblico è chiamato ad esperire. Nella suggestiva cornice post-industriale del ex complesso Dreher trova provvisoria e condivisa dimora un ristretto gruppo di artisti contemporanei, che lavorano in maniera molto diversa fra loro: l’unico elemento che li accomuna sembra essere proprio tale principio di differenziazione. Da qui la definizione di Genoma Contemporary, dall’idea che nel patrimonio genetico singolare di ogni essere umano si rispecchi la molteplicità irriducibile del mondo: una sorta di complessa struttura molecolare che l’arte contemporanea, nella sua totale libertà d’espressione, rappresenta. Il Genoma è il corredo cromosomico contenuto in ogni singola cellula: l’esposizione di questo gruppo di artisti nell’ex padiglione del Galles è quindi metaforicamente una cellula dell’arte contemporanea che contiene i geni diversi che la compongono. L’idea è quindi quella di presentare un genoma contemporaneo in divenire: non c’è un principio formale che sovrintende il tutto dall’esterno, così il fumettismo ingigantito da street artist di Arkiv Vilmansa convive con la figurazione radicale, satirica e dettagliata della decadente società americana nelle grandi tele di Tim Slowinski; la superficie tattile dell’architetto argentino Jacques Bedel con la gestualità di Marianne Pollock; le sculture stratificate nei fogli di cartone di Juergen Stolte con l’aereo candore della Nike in volo di Makoto Kobayashi, per citare solo alcuni dei forti contrasti di linguaggio ed espressione che si trovano in mostra. Il principio stesso con cui sono stati selezionati gli artisti si potrebbe definire ‘genomatico’, per coniare una definizione metodologica a partire dalla mostra stessa, poiché l’evento vuole essenzialmente essere questo: l’affermazione di un nuovo metodo di ricerca e interazione, per trovare delle coordinate e muoversi all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Gli artisti, infatti, sono stati scelti attraverso facebook, per tale ragione la mostra viene definita come un processo “virtuale reale geolocalizzato”, in cui la localizzazione geografica corrisponde inevitabilmente a quella virtuale. La virtualità diventa il principio attivo della Geomatic Art, sintesi di Geografia-Informatica-Arte, un ulteriore processo creativo che si sviluppa all’interno del Genoma contemporaneo e di cui è protagonista Stefano Mitrione. Lo statuto della Geomatic Art, nata a Venezia il 3 settembre 2011, su ideazione di Emilio Paolo Canavese, presidente della Virtual Geo Srl, che si occupa dell’applicazione di tecnologie avanzate al servizio dei beni culturali e ambientali, e dell’artista Stefano Mitrione, testimoniata dagli artisti presenti in mostra, ha come suo fine la promozione e la valorizzazione dell’arte del passato nel cuore del presente e in rapporto all’ambiente: il mezzo per raggiungerlo è quello dell’utilizzo di tecnologie digitali. Si legge nel Paragrafo 6 dello Statuto che: “Geomatic Art fonda le sue origini e la sua esclusività ideativa nella volontà di perpetuare nel tempo un collegamento storico-ideativo tra epoche distanti tra loro, e tra Artisti di diversa estrazione socio-culturale. Inoltre Geomatic Art non limita le potenzialità espressive in una conclusione temporale dell’opera stessa, la quale si presuppone mai terminata affinché ulteriori elaborazioni artistiche vengano applicate alla medesima sia in epoche diverse, e sia da Artisti di diversa estrazione socio-culturale”.L’opera di Stefano Mitrione Virtualgeo: op029sm11 è realizzata seguendo i principi della Geomatic Art, ‘opera-manifesto’ la si potrebbe definire. Il primo momento è quello del recupero, e la relazione col passato passa immediatamente il testimone ai mezzi del presente: attraverso uno scanner 3d viene completamente mappata e virtualmente riprodotta una scultura ottocentesca. Un’opera romantica, due figure classiche, scolpite in stile canoviano, avvolte in un mitico abbraccio. Il momento seguente è quello dell’ambientazione: i due si muovo su un’altalena nel vuoto del cielo, sullo fondo di un paesaggio e con il supporto di occhiali 3D li vediamo sporgere dal video e venire verso di noi. L’autore racconta di come quest’immagine sia per lui una riflessione sui temi che da sempre sono quelli indagati dalla ricerca artistica: l’amore, la morte e il tempo, essi sono il suo patrimonio genetico universale, che rimane sempre lo stesso, pure nelle diverse combinazioni cromosomiche che la storia dell’arte e della cultura ha generato, e continua ad offrirci. Il digitale è un arricchimento di mezzi espressivi: da un lato l’autore gioca sugli opposti effetti di rallentamento delle figure in primo piano (il passato congelato) e di velocizzazione dell’immagine sullo sfondo, in particolare negli effetti del cielo, delle nubi di passaggio e delle figurine nel parco (il presente in perpetua trasformazione); dall’altro cerca delle contaminazioni che il video rende possibili: tra l’immagine creata dall’artista e i commenti del pubblico che si sentono in sottofondo. Il processo d’interazione che si pone come scopo ultimo della Genomatic Art è, infine, reso possibile dall’uso di un ulteriore passaggio tecnologico: con il programma easy cube lo spettatore è chiamato a rielaborare la statua virtualmente riprodotta, ruotarla, entrare nel reticolo della mappatura tridimensionale riprodotta dallo scanner, modificarne punto di vista e colore, spedirla infine al proprio indirizzo virtuale di posta elettronica.Il processo ‘genomatico’ si compie e chi arriva soltanto per osservare diventa virtualmente uno fra gli infiniti cromosomi che compongono il sistema dell’arte contemporanea.
Milena Cordioli, ArtKernel Magazine
Sabato 3 settembre 2011 è stata inaugurata a Venezia, alla Giudecca nello spazio Punch la mostra “Genoma Contemporary” un progetto che riunisce artisti contemporanei di diverse nazionalità per reinterpretare il corredo genetico dell’uomo d’oggi, dimentico del passato e proiettato verso un futuro incerto, di cui l’arte intende essere guida e faro. La mostra nasce all’impegno di Stefano Mitrione, artista coneglianese che opera da sempre nel campo dei new media e Erminio Paolo Canevese, patron della Virtualgeo di Sacile, azienda di geomatica e comunicazione. Curatrice Oriana Carrer e co-curatore Juan Saravì Platero.Il genoma è il corredo di cromosomi della cellula, contiene il potenziale umano che ci rende diversi e unici, così gli artisti coinvolti in Genoma includono il loro potenziale e sono loro stessi i “Geni” contenuti in quella “Cellula” che diventa lo spazio espositivo. La tecnologia e i media digitali sono la rete che pervade tutta l’esistenza dell’uomo di oggi e non a caso anche la creazione del gruppo di artisti espositori, Jacques bedel, Makoto Mixed Media, Stefano Mitrione, Maryanne Pollock, Cristina Portocarrero, Andrzej Rafalowicz, Tim Slowinski, Juergen Stolte, Arkiv Vilmansa, Alkistis Wechsler è stata fatta proprio attraverso le tecnologie dell’informazione e comunicazione con una selezione tramite i contatti di Facebook. Ciascun artista presenta la propria opera con grande varietà di materiali, mezzi e tecniche espressive che forniscono un panorama dell’arte contemporanea mondiale in uno spazio espositivo suggestivo quale quello dell’ex padiglione del Galles alla Giudecca, a pochi passi dall’Hilton molino Stucky. Questa mostra testimonia l’atto di nascita della nuova corrente della Geomatic Art, una nuova corrente dove la disciplina della Geomatica (geografia & informatica) si mette a disposizione dell’arte passata per reinterpretare le opere di un tempo con la creatività degli artisti del presente.L’opera così prende vita e viene incontro allo spettatore e ottiene un passaporto verso il futuro. In questo senso l’opera di Stefano Mitrione è una installazione multimediale che grazie alla plasticità della proiezione tridimensionale, fruibile con gli appositi occhiali, immerge il visitatore in un ambiente immateriale stratificato dove il modello digitale dell’opera di Giusti ‘”Amplexus in aere ” ritrova vita e relazione. Possiamo così interagire con un opera del passato in forma nuova, otteniamo una arte che è per tutti e accetta il contributo di tutti. Accanto all’installazione è infatti presente un computer che grazie al software Easycube sviluppato da Virtualgeo consente al visitatore di esplorare il modello tridimensionale presente nell’opera di Mitrione e creare nuove prospettive e infinite sensazioni, da inviare con un click a sé e ai propri amici tramite la posta elettronica. Questo qui sopra è il risultato della mia interazione con l’opera, invito tutti a fare altrettanto e mettersi in gioco.Il manifesto della Geomatic Art rifiuta il concetto di “virtuale” perché riconosce l’esistenza e la pregnanza di queste opere immateriali che trascendono la dimensione temporale e rielaborano l’arte e l’architettura del passato. Dal momento che nella Geomatic Art si espande la dimensione temporale dell’opera a vantaggio della sua friubilità e condivisione, ho chiesto a Stefano Mitrione se fosse in gioco anche la dimensione spaziale dell’Arte: si va verso un’arte a-spaziale o multispaziale (ubiqua)? La risposta è stata chiara e al di là di ogni dubbio: ” Se per l’aspetto temporale cerchiamo di collegare il passato con il futuro, per l’aspetto spaziale… non esiste… perché viviamo in un epoca dove non c’è più lo spazio, ma è stato sostituito da un ambiente informatico, perciò lo spazio purtroppo è a rischio, lo spazio espositivo, lo spazio creativo, lo spazio della performance sono a rischio. La società ci ha portato in questa direzione e l’arte ha sempre fatto da specchio della realtà”.L’artista prosegue dicendo che l’arte è l’unico media che dice la verità senza nasconderne i difetti, ma anticipando le tendenze. L’arte è cambiata in fretta in questi anni grazie all’espolosione dei social network, nuovo spazio di relazione. Se l’arte resta legata solo allo spazio espositivo diventa museo, perderebbe la relazione con le persone, che si sono spostate sull’ambiente mediatico e rinuncerebbe a questa perpetuabilità che deriva dall’utilizzo della tecnologia.
Amedeo Fadini, Protezione 50+
Amedeo Fadini, Protezione 50+
La rilevanza dei trends nei processi creativi contemporanei
Conoscere i meccanismi dell'arte significa avvicinarsi a quell'indotto caotico delle mode e delle tendenze che popolano oggi l'intero pianeta. Viceversa, penso sia possibile ripercorrere al contrario questo sentiero per individuare, se esistono, scintille di autocombustione creativa. Con questa entusiasmante curiosità mi avvicino all'opera dei molti artisti che mese dopo mese alimentano con le loro visioni e le loro regole, quello che oggi si chiama "art-system", ovvero il sistema dell'arte contemporanea internazionale. Il mio lavoro mi porta spesso a confrontarmi con le più incontenibili e smisurate effervescenze dello stile, dei modi nuovi di interpretare la vita di oggi, nelle sue aspirazioni più profonde, ma anche nei suoi immancabili conflitti sociali, culturali e politici. Conoscere gli artisti è invece tutt'altra cosa, ognuno di loro ha e preserva la sua personalità, a volte i loro ingegni si incrociano, si sommano, si sottraggono, in un processo infinito di operazioni matematiche, di cortocircuiti dialettici, di sinapsi. Sembrerebbe quasi inopportuno definirlo sistema dell'arte, se non ci si riferisce a quello che invece è il mercato. Gli appuntamenti d'arte internazionali, le mostre, le riviste, non possono essere finalizzate alla comprensione di tali meccanismi, una visione così ingarbugliata non è leggibile a occhio nudo, certo possono aiutare a individuarne il filo conduttore, l'emozione dominante, le tendenze appunto. Sensazioni che esistono nell'aria, tra gli artisti, tra i designer, tra i creativi in genere, ineccepibili alla vista ma potenzialmente vibranti di luce propria. Spesso che vediamo non rispondere ad un dato di fatto, ma quello che si intrappone tra le cose, tra gli oggetti, tra le immagini. L'arte quindi non è il singolo evento, ma la summa e la sottrazione di molteplici eventi, l'intersecarsi di dialoghi differenti ma a volte complementari, voci lontane ma a volte vicine, sensazioni familiari ma a volte estranee o addirittura aliene. Nel lavoro di Stefano Mitrione, avverto esattamente questo fenomeno, non percipisco il dato di fatto, ma l'aria che vi sta attorno. Sarebbe infatti limitativo consultare le pagine di questa documentazione del suo operato, paradossalmente quasi troppo polisfaccettato per chi non è in possesso di una chiave di lettura, di un decodificatore che non si può trasmettere da persona a persona, ma si può solo cercare di comprendere facendo uso semplicemente del proprio intuito personale.
Oriana Carrer, Ricercatrice delle tendenze internazionali per Ecco Sko/As.
Conoscere i meccanismi dell'arte significa avvicinarsi a quell'indotto caotico delle mode e delle tendenze che popolano oggi l'intero pianeta. Viceversa, penso sia possibile ripercorrere al contrario questo sentiero per individuare, se esistono, scintille di autocombustione creativa. Con questa entusiasmante curiosità mi avvicino all'opera dei molti artisti che mese dopo mese alimentano con le loro visioni e le loro regole, quello che oggi si chiama "art-system", ovvero il sistema dell'arte contemporanea internazionale. Il mio lavoro mi porta spesso a confrontarmi con le più incontenibili e smisurate effervescenze dello stile, dei modi nuovi di interpretare la vita di oggi, nelle sue aspirazioni più profonde, ma anche nei suoi immancabili conflitti sociali, culturali e politici. Conoscere gli artisti è invece tutt'altra cosa, ognuno di loro ha e preserva la sua personalità, a volte i loro ingegni si incrociano, si sommano, si sottraggono, in un processo infinito di operazioni matematiche, di cortocircuiti dialettici, di sinapsi. Sembrerebbe quasi inopportuno definirlo sistema dell'arte, se non ci si riferisce a quello che invece è il mercato. Gli appuntamenti d'arte internazionali, le mostre, le riviste, non possono essere finalizzate alla comprensione di tali meccanismi, una visione così ingarbugliata non è leggibile a occhio nudo, certo possono aiutare a individuarne il filo conduttore, l'emozione dominante, le tendenze appunto. Sensazioni che esistono nell'aria, tra gli artisti, tra i designer, tra i creativi in genere, ineccepibili alla vista ma potenzialmente vibranti di luce propria. Spesso che vediamo non rispondere ad un dato di fatto, ma quello che si intrappone tra le cose, tra gli oggetti, tra le immagini. L'arte quindi non è il singolo evento, ma la summa e la sottrazione di molteplici eventi, l'intersecarsi di dialoghi differenti ma a volte complementari, voci lontane ma a volte vicine, sensazioni familiari ma a volte estranee o addirittura aliene. Nel lavoro di Stefano Mitrione, avverto esattamente questo fenomeno, non percipisco il dato di fatto, ma l'aria che vi sta attorno. Sarebbe infatti limitativo consultare le pagine di questa documentazione del suo operato, paradossalmente quasi troppo polisfaccettato per chi non è in possesso di una chiave di lettura, di un decodificatore che non si può trasmettere da persona a persona, ma si può solo cercare di comprendere facendo uso semplicemente del proprio intuito personale.
Oriana Carrer, Ricercatrice delle tendenze internazionali per Ecco Sko/As.